Uno ogni 20

Uno ogni 20
Qualche giorno fa ho pubblicato sui miei social un breve sondaggio/quiz. La domanda era : qual è il rapporto tra numero di immobili con affaccio su strada e numero di abitanti ? Le risposte possibili erano 4 , come potete vedere da questa immagine Sai quale è il rapporto tra il numero degli immobili su strada e il numero di abitanti in Italia? Puoi vedere i voti degl altri:
  • 1 ogni 500 abitanti: 11%
  • 1 ogni 100 abitanti: 33%
  • 1 ogni 50 abitanti: 33%
  • 1 ogni 20 abitanti: 22%
Sempre guardando l’immagine, noterete che le percentuali più alte si riferiscono alle due ipotesi di mezzo, lasciando possibilità residuali ai due estremi. E invece proprio in una delle due ipotesi estreme si trova la risposta. 1 su 20 . Questo è un dato insolito per capire la capillarità delle attività su strada nel nostro paese. In realtà, la proporzione potrebbe essere ancora più interessante. Gli immobili che hanno un affaccio su strada ed un qualche tipo di rapporto con il pubblico in Italia sono circa 3.000.000. Solo gli immobili C/1, cioè quelli che semplificando noi conosciamo come negozi, sono circa 2.000.000. A questi vanno aggiunti una serie di immobili di diversa destinazione catastale ma tutti accomunati dal presidio stradale così come dalla caratteristica del rapporto con il pubblico. La proporzione potrebbe diventare ancora più interessante, nel senso che nella proporzione “ 1 a 20” , il parametro “20” potrebbe ulteriormente ridursi, perchè per comodità abbiamo calcolato tutta la popolazione italiana senza nessun tipo di eccezione, cioè circa 60.000.000 di persone. 1 OGNI 20 E LE SUE SORPRENDENTI IMPLICAZIONI Ci rendiamo conto di come il mercato immobiliare del settore e quello del commercio penetrino in maniera pazzesca nel nostro tessuto socio economico? Ne lancio una di implicazione, senza scendere troppo in particolare ( ma potrebbero essere moltissime) : il presidio decisivo in termini di sicurezza delle nostre città. 1 OGNI 20 E LA SUA MORFOLOGIA Tra l’altro, c’è un dato interessante su cui è bene fare un paio di riflessioni :
  • innanzitutto, prima del Covid il fenomeno dell’ urbanizzazione, cioè del popolamento sempre maggiore della grandi città, era inarrestabile, a scapito dei centri medio piccoli. Ora , pur se certamente non si può arrestare, sarà interessante capire come le scosse di assestamento sociali, psicologiche, economiche e commerciali possano incidere su questo fenomeno;
  • circa il 66 %, quindi 2 su 3, dei negozi e laboratori in italia sono distribuiti nei comuni minori, lasciando il restante 34% all’insieme dei capoluoghi, che a loro volta annoverano per la maggior parte comunque centri medio/piccoli.
Pertanto, unendo i puntini, e ragionando su queste riflessioni attraverso un quadro d’insieme, di fronte ad uno sconquasso epocale come quello che stiamo vivendo, chissà che su questo sistema di capillari così importante per il nostro paese si possa pompare di nuovo sangue in modo che ogni realtà, piccola, media o grande, possa rientrare a pieno titolo in un organismo paese dal quale oggi purtroppo in gran parte rischia di restare fuori. Con possibili ed evidenti danni per tutti. O quasi tutti. ON- LIFE E lasciamo da parte per ora tutte le menate sul fatto che il futuro è on line. Io per primo sostengo la tesi che i due mondi non debbano più essere contrapposti quando si parla di fare impresa, ma spesso e volentieri fondersi in un meccanismo multicanale. Il futuro è online se non si devia la traiettoria. Attenzione, non parlo di arrestare la traiettoria, quello si che sarebbe impossibile. Ciò’ che è tutt’altro che impossibile è deviarla. Il futuro quindi potrebbe non essere online, ma onlife. Non 1 su 500, non uno su 200, non uno su 50. Microeconomia unica, tessuto sociale, sicurezza, ossigeno, qualità della vita. 1 su 20.  
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